Non abbiate paura della tenerezza

Training per presbiteri sulla tenerezza.

libro_non_abbiate_p500“Un’opera di grande valore formativo, psicologico e pedagogico…”: così don Mario Oscar
Llanos, docente di pedagogia vocazionale presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, nella postfazione al volume del caro amico Romolo Taddei. “… ci voleva forse il cuore di un sacerdote psicoterapeuta a contatto con l’amore umano delle coppie, capace di parlare al cuore umano del sacerdote per invitarlo a percorrere le distanze che lo separano dall’essere femminile e dall’essere maschile che porta in se stesso”.

Ma non è la tenerezza, potrebbe obiettare qualcuno, una virtù essenzialmente femminile? Non si rischia di appannare ancor di più una maschilità già in crisi oggi per diversi motivi? Non c’è il pericolo di cadere nelle sdolcinature e di perdere l’essenziale: l’ortodossia o l’ortoprassi secondo i diversi gusti?

In verità, cos’è il servizio o la custodia della fede o l’apostolato senza tenerezza? Quella di
Dio, infatti, di cui il sacerdote deve essere segno, è una “paternità materna”, ricca di amore
viscerale, di tenerezza fremente per i suoi figli. Un’immagine campeggia su tutte: quella del padre che al ritorno del figlio perduto, commosso, gli corre incontro e lo bacia.

No, “non abbiate paura della tenerezza”, “la Chiesa è misericordia, non tortura”: così Papa
Francesco, come riportato da mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini e presidente della
Commissione C.E.I. “clero e vita consacrata”, nella prefazione al libro. Se il Natale, ci ricorda il
presule, è la rivelazione della tenerezza di Dio, la Passione di Gesù è la rivelazione della tenerezza crocifissa.

Domandiamoci: perché eros e aggressività ci sono stati dati in dono dal Creatore come corredo di fondo della nostra umanità insieme alla ragione? Perché il Signore Gesù, incarnandosi, le ha fatte proprie al modo degli umani? Perché ha dato il suo sangue affinchè nulla di tutto ciò andasse perduto? Perché, se l’aggressività, evitando le derive della violenza (attiva o passiva), deve evolversi come amore forte, e se la ragione deve contribuire, illuminata dalla fede, ad un amore ricco di discernimento, l’eros, d’altra parte, evitando le derive della predazione e della stagnazione, deve evolversi come amore tenero e appassionato, capace di aprirsi radicalmente a Dio e al prossimo, di sintonizzarsi sui loro vissuti, di rincorrere sempre e comunque le possibilità dell’alleanza e della comunione.

Senza tenerezza, la vita del presbitero rischia di essere quella di un funzionario del sacro, di
un burocrate clericale, di un detentore di principi che non servono l’umano, ma lo stringono in
catene. Una delle differenze fondamentali tra Gesù e quei farisei (alcuni del suo tempo) con cui entrò in polemica è proprio questa: da una parte in Gesù un cuore sensibile, cultore e difensore dell’umano, al di sopra delle stesse leggi religiose! Dall’altra gente senza tenerezza, che usa la religione o per vivacchiare nei recinti del sacro, o per coltivare sogni di ambizione, gloria, successo, potere, arrivando a somigliare a un boss mafioso che cerca il culto di se stesso e non quello del Dio che sta in mezzo a noi come colui che serve!

Ancora, come lo stesso Romolo ha fatto (p. 13), citiamo papa Francesco: “La prima riforma
deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di
riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di stato”.

Lasciamo ora la parola allo stesso autore: senza una tenerezza sponsale, “il presbitero sarà un bravo capo e maestro, un lavoratore e organizzatore instancabile, un padrone della chiesa comunità, un accentratore dell’azione pastorale, oppure cercherà un possibile rifugio nella spiritualità, come un eremita, perché non saprà rapportarsi con la sua gente. Il suo celibato potrà diventare un problema gravoso, mentre sarebbe maggiormente difeso da una rinnovata coscienza del suo essere sposo”, uno sposo e un padre colmo di tenerezza forte e cordiale (p. 25).

Il bellissimo libro di padre Romolo si caratterizza per essere un training, ossia un percorso che può guidare i presbiteri lungo gli aspetti cognitivi, emotivi, comportamenti e spirituali della loro esperienza. Infatti, c’è la possibilità attraverso questo training di esperienze intense che toccano nel profondo, che aiutano a riflettere, che permettono, con umiltà liberante, di mettersi a nudo, di fare i conti con le proprie vulnerabilità e con le proprie potenzialità bloccate.

Infatti, come ci avvisa lo stesso autore nella presentazione, attraverso il training “si daranno delle informazioni, si faranno delle esperienze e si apprenderanno delle modalità nuove e creative di relazione e di comportamento. La cosa più bella sarà portare nella propria vita e nel proprio cammino di presbiteri un qualcosa di nutriente”.

Mi piace condividere con il lettore il piano del volume, perché rivela qualcosa della sua preziosità e della sua straordinaria ricchezza.

Prima unità. Preparare il terreno.

Seconda unità. Il clima culturale post-moderno.

Terza unità. La sponsalità nella chiesa.

Quarta unità. Lo stile della sponsalità: la tenerezza.

Quinta unità. Paure, pericoli e difficoltà nell’esprimere la tenerezza.

Sesta unità. Come vivere la sponsalità nella nostra vita di presbiteri?

Settima unità. Come concretizzare l’attuazione della tenerezza?

Ottava unità. Essere educatori dell’umano.

Quando un libro è in sintonia con tutta una vita ed esprime un po’ della sua verità… Alla fine della lettura del volume, mi si è confermata e approfondita la sensazione di fondo che provo pensando al carissimo amico Romolo: un cuore grande, capace di vera e profonda tenerezza, illuminato da uno sguardo di fede, dove ricchezza umana e grazia divina si incontrano per essere al servizio del prossimo. Un cuore grande, non di prete-scapolo, ma di prete che ha raggiunto maturità nuziale e che testimonia la bontà e la misericordia di quel Dio che vuole la nostra vita, la nostra salvezza e la nostra guarigione e che anche quando corregge, richiama e minaccia lo fa come Buon Pastore colmo di immensa tenerezza in nostro favore.

La gratitudine per questa nuova opera si va ad aggiungere a quella che proviamo per p. Romolo Taddei per tutto il bene intelligentemente fatto lungo diversi decenni, quale fondatore ed anima del consultorio di ispirazione cristiana della diocesi di Ragusa, quale fecondo innovatore nel campo della pastorale familiare e quale confessore ricco di sensibile umanità e di spirituale discernimento.

Romolo Taddei è presbitero della diocesi di Ragusa, psicologo e psicoterapeuta della Gestalt. Dirige il consultorio familiare di ispirazione cristiana di Ragusa e l’ufficio diocesano di pastorale familiare. Ha iniziato in Sicilia l’esperienza di “Incontro matrimoniale” e ha fondato l’associazione “Due ali per volare”, rivolta ai fidanzati e alle giovani coppie.

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